mercoledì, Ottobre 9Settimanale a cura di Valeria Sorli

Pechino express: Alviero Martini corrispondente da Pechino

 

Sono stato varie volte in Cina,  a iniziare dagli ’90, con fervente attività di esportatore, quindi conoscevo bene i Cinesi in qualità di Clienti, aperture di boutique in varie città dai nomi impronunciabili, naturalmente con base ad Hong Kong, sede degli  uffici della nostra agente, Judy Ju, una business woman davvero tosta, che apri’ la prima boutique nella sua città, al tempo quasi totalmente anglosassone, e dalla capitale degli affari gestiva la Cina intera,  con spostamenti aerei micidiali, per poi tornare ad atterrare nell’aeroporto più pericoloso al mondo, a Kowloon, uno spazio aeroportuale minuscolo in mezzo ai grattacieli della città, tant’è che ai corsi di pilotaggio l’ultima prova, quella decisiva, era una simulazione di portare a terra l’aereo proprio  slalomando tra i palazzi altissimi, per effettuare poi un brusca frenata tanto era corta la pista. Non ho mai avuto paura di volare, anzi mi divertivo moltissimo quando il mio volo prevedeva partenza o arrivo da quell’aeroporto.

 

 

All’apertura della prima boutique, Judy organizzò un grande party in mio onore, ed invitò tutti i suoi dipendenti, da Hong Kong a quelli situati nelle varie città, circa 400 impiegati, di tutte le sedi, e con mansioni diverse, tutti a conoscere Alverio, come mi chiamava, perché in seguito avrei viaggiato da solo conoscendo già il personale di Shangai, Shenzhen, Hángzhōu, Dalian, Chángzhōu, Macao, Quanzhou, Nanjing, Guǎngzhōu, meglio conosciuta come Canton, e decine di altre località amene, con laghi, fiumi e un’infinità di centri commerciali. Ma non aprimmo mai a Pechino, seppure la visitammo, perché Judy sapeva bene che un affitto nella Capitale delle Repubblica Cinese era così alto che i conti non avrebbero quadrato, e dunque si sarebbe fatto solo per immagine… Aspettiamo, disse!

 

 

La popolazione Cinese è così diversa fra una città e l’altra, per mille motivi, dalla dimensione del continente alla meteorologia, dalle abitudini locali, rispetto a città già avvezze al “mercanteggiare”, tipico dei cinesi, la quantità di lingue parlate e una popolazione a parte erano  proprio gli abitanti di Hong Kong, chiamati  “Xiangangren”,in qanto Xian Gang è il nome cinese di Hong Kong e significa “porto profumato”, e “ren” significa “uomo” in cinese, molo più evoluti per la dominazione britannica, e tendenzialmente più liberi, e dunque allegri, gioviali, scanzonati: sono anche scherzosamente  chiamati  “i Napoletani cinesi”. Burloni insomma. Alla famosa festa di inaugurazione la caparbia Judy volle mettermi ala prova davanti ai suoi 400 dipendenti, in una gara tra lei e me  a chi avrebbe fatto il grissino più lungo.su un lunga tavola aveva preparato tutti gli  ingredienti, farina acqua lievito etc.. grembiule logato e mattarello. 3-2-1- VIA ecco che parte la gara, ma mi accorgo subito che lei vuole primeggiare  ed ha avvicinato dalla sua parte tutte le ciotole, per avvantaggiarsi e farmi deridere dai suoi dipendenti prendendosi la vittoria… cara mia, tu sarai di Hong Kong, ma io pur essendo nato a Cuneo, ho imparato a destreggiarmi sin da giovane.,.. la gara continua, il suo grissino era già oltre un metro il mio la metà, il pubblico caldeggiava per lei, io do una accelerata e la supero, lei stizzita, mi spezza in varie parti la mia “creazione”… l’audience saliva vieppiù a suo favore.. non avevo chance: commettere una scorrettezza che poteva o seppellirmi o, come successe, prendere molti applausi: semplicemente presi la ciotola della farina e la versai in testa a Judy, imbrattandole il vestito orientale nero oltre che facendola diventare una maschera bianca… applausi generali, molta ilarità, ma ora  a tavola  mi sfodera il colpo grasso: mi  fa servire la testa di un pesce gigante, pretendendo che mangiassi quello che per loro è il pasto del re, ovvero la massima prelibatezza che spesso noi scartiamo, ovvero occhi e cervello. Mi rifiutati e lei lo mise nel su piatto e lo divorò come si fa in Cina: pareggio… la serata continuò tra ilarità  varie e  fu davvero un modo così scherzoso per stabilire un contatto umano tra me e i suoi invitati. Brava Judy!

Mille esperienze, migliaia di persone conosciute, una moltitudine di chilometri percorsi. Poi cominciai a sfilare  alla Shangai Fashion week, super organizzati, precisi seppure fosse molto difficile comunicare per via del loro inglese, allora scarso.

Ma parliamo di Pechino, dove mi trovo in questi giorni. Pechino , Běijīng, letteralmente “capitale del nord”, pronuncia in mandarino è la capitale della Cina e della municipalità omonima.

 

 

L’intera municipalità ha dimensioni pari a poco più della metà del Belgio avendone però quasi il doppio degli abitanti. Pechino è la seconda città più popolata della Cina dopo Shanghai, la capitale di Stato più popolata al mondo, e la seconda città del mondo per popolazione. Confina esclusivamente con la provincia dell’Hebei e a sud-est con la municipalità di Tientsin.

Le colline dominano la municipalità di Pechino a nord, nord-ovest e ovest. I distretti di Yanqing County e Huairou, nella regione nord-ovest della municipalità, sono caratterizzati dalla catena dei monti Jundu. La parte occidentale della municipalità è incorniciata dalla catena montuosa di Xishan. A questa catena, lungo il confine con la provincia dell’Hebei, appartiene il monte Dongling, che con i suoi 2.303 metri è il punto più elevato della municipalità. I fiumi più importanti che scorrono all’interno della municipalità isono il fiume Yongdingand e il fiume Chaobai, parte del sistema fluviale di Haihe.

 

 

Il Gran Canale della Cina collega Pechino a Hangzhou e il Gran Canale del nord scorre dalla capitale verso il sistema dell’Hai He. La riserva di Miyun, situata lungo il tratto superiore del fiume Chaobai, costituisce la principale fonte di approvvigionamento idrico della città. L’area urbana di Pechino è invece situata nella parte centro-meridionale della municipalità occupandone una crescente area, seppur limitata. Lo sviluppo del territorio urbano avviene tramite fasce delimitate da raccordi anulari concentrici. Piazza Tien’anmen è al centro esatto di Pechino ed è posizionata a sud della Città Proibita. A ovest di piazza Tian’anmen è collocata Zhongnanhai, quartiere residenziale esclusivo per i massimi dirigenti del Partito Comunista Cinese. Chang’an Avenue attraversa il centro di Pechino da est a ovest. L’estensione della città vera e propria è di circa 300 chilometri quadrati, e conta 24,500.000 di abitanti. E’ anche la città con la maggiore intensità di inquinamento e raramente si vede i cielo azzurro, spesso grigiastro o con colori apocalittici. L’importanza della Cina nel ventunesimo secolo si riflette in virtù del suo ruolo come prima potenza economica per prodotto interno lordo; è inoltre membro fondatore dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (è uno dei cinque membri permanenti con il diritto di veto), aderisce al Shanghai Cooperation Organisation (SCO) e fa parte del OMC, dell’APEC, dell’ASEAN, del G2 e del G20. Con l’introduzione della riforma economica basata sul capitalismo nel 1978 la Cina è diventata il Paese con lo sviluppo economico più veloce al mondo, primo maggiore esportatore (2008) e il primo più grande importatore di merci (2010).

Molti studiosi hanno definito la Cina come la nuova superpotenza economica  emergente, lo studioso Federico Rampini già anni fa scriveva un libro intitolato “Cindia”, seppure l’India non sia riuscita a tenere il passo della Cina, così fortemente motivata dal lavoro, dal business e dalla loro capacità di produrre a tutti i livelli, dal trash inquinante al lusso sfrenato, a costi sostenibili rispetto al nostro continente che panicando ha venduto tutto ai Cinesi, ed siamo schiavi del loro potere economico, unico loro interesse, infatti non impongono alcuna religione, combattono  a suon di capacità produttive, non impongono la loro cultura,  ma si stanno impossessando  del mondo intero, e noi saremo sotto l’Impero Cinese, per fortuna  senza spargimenti si sangue, ma denudati della nostra maestria. Se avete fatto caso al fenomeno Cinese in ogni città o paesino italiano, 10 anni la loro presenza era relegata alle periferie… ora sono avanzati sino ai Centri Storici, comprando mura, affittando locali impensabili a quei temi, e la lor tattico è proprio il silenzio, a dispetto di altre etnie che fanno roboanti atti di violenza, cercando di imporre la loro cultura: No, per i cinesi  cultura significa business e lo fanno negoziando, ma avanzano a velocità impressionante. Milano, ma ogni città d’Italia è già in mano loro, che hanno saputo espandersi silenziosamente noi non abbiamo fatto altro che cedere ai “pagatori” e non aggressori, la nostra cultura, dalla filiera produttiva alle proprietà  immobiliari.. se  si pensa che queste azioni sono state compiute ad ogni latitudine, è presto fatto che vivremo una nuova fase storia, ovvero sotto l’Impero Cinese, nè più  ne meno come abbiamo assistito nel passato a colonizzazione di dominazione spagnola, ottomana, per non risalire agli Unni, Etruschi,Latini,  Goti, Longobardi, Arabi, Bizantini e Normanni. E ora il dominio è nelle, loro mani, non parleremo mandarino, ma dipenderemo da loro se non in tutto per tutto, dalle regole economiche che imporranno.

 

 

A Pechino visiterò uno studio legale che mi ha richiesto come “consulente artistico” per una azienda locale, di dimensioni colossali, ma la riposta non sarà immediata, come loro abitudine, ci sarà, nel caso ci fosse interesse, una lunga trattativa, estenuante…. Poi visiterò Canton , dove si tiene la più grande fiera al mondo (dura ben 10 giorni) di tessuti, pellami, metallerie,  e  mille altri componenti per l’abbigliamento, la pelletteria, l’orologeria, l’occhialeria, e novità di esecuzioni come stampe particolari, il laser è ormai superato, tutto rigorosamente fatto i Cina, con gusto Italiano. Una fiera delle meraviglie, purtroppo a Canton a sfavore delle nostre fiere del settore, che non hanno capito dagli anni ’80-2000 che si doveva fare “corporativismo” anziché “individualismo”… mille fiere, quando ne bastava una gigantesca che avrebbe raccolto milioni di visitatori e non frazioni di buyer, costretti o a ritornare a Milano ogni 15 giorni o addirittura rinunciare a favore della fiera più ricca del mondo, quella di Canton. Ci è mancata la visione, ma soprattutto i pachidermi che hanno gestito le fiere erano vecchi già nel ’90, e così sono rimasti… ed eccoci “impiegati ai cinesi”. E’ troppo tardi? Forse si, ma con buone negoziazioni si potrà forse recuperare una parte della nostra identità, forte e unica al mondo, che dobbiamo continuare a preservare. Coraggio, forza, e capacità di “lunghe vedute”, saranno la nostra forza. Oltre al gusto sul quale  nessuno ci batte.

Dopo Canton,  infine 3 giorni di vacanza a Hong Kong, ma questa città vale un capitolo a parte, l’introduzione non era che un assaggio dell’esperienza vissuta, ma anche Hong Kong oggi è  cambiata.

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