giovedì, Dicembre 12Settimanale a cura di Valeria Sorli

Tintarella di “Lunae”

Ispirata dal Solstizio d’Estate e dal sole, desideroso di iniziare a colorarci d’oro la pelle, lo scorso fine settimana seguendo gli splendidi scorci della bella costa Tirrenica Toscana e il mio cuore di archeologa, ho raggiunto Luni.
Piccolissima cittadina ai confini fra Liguria e Toscana, gioiello incastonato fra le scintillanti Alpi Apuane e il mare turchese, Luna, questo l’antico nome romano in onore della Dea che porta luce, venerata dagli Antichi che fu colonia e porto strategicamente molto importante.
Non potevo crederci, mi trovavo proprio presso l’antico porto di Lvnae: sorto nel 177 a.C., con molta probabilità là dove una volta era esistito un emporio etrusco e fondato dopo la sconfitta della popolazione italica dei Liguri! L’emozione era alle stelle e il cuore sussultava al solo pensiero di essere proprio lì, presso la foce del fiume Magra, in quel porto dall’originale forma a mezza luna, vicinissimo alle ricche cave di marmo di Carrara, luogo che fu crocevia verso la Francia da conquistare e i territori interni già colonizzati.
Alla esuberante archeologa si è ben presto affiancata la sommelier, ancora astemia!
Un unico pensiero rimbalzava nella mia mente: il Portus Lunae era quello che era stato utilizzato dagli antichi per far arrivare sì il marmo a Roma, indispensabile per dare fasto e sfarso ai palazzi imperiali, ma anche per importare i vini prodotti con le imperdibili uve autoctone della colonia, meraviglia della sapienza antica con navi cariche di prezioso marmo e di lussuose anfore decorate che avrebbero portato il nettare degli Dei sulle tavole degli imperatori e non solo!
I vini di Luna anche in quei lontanissimi tempi, dovettero fare la differenza per le loro speciali qualità nonostante la scarsa tecnica di produzione dovuta appunto al periodo, la dovette comunque far da padrone il Terroir: i terreni calcarei e l’area stretta fra mare e cave, hanno regalato sentori salmastri arricchiti da una mineralità marmorea più unica che rara! Territorio unico al mondo non solo per la sua bellezza, ma anche per il microclima e per le sue caratteristiche geologiche che prepotentemente hanno, e hanno avuto, un impatto condizionante nella produzione e nello stile di quei nettari pregiati.
I romani che apprezzarono fortemente i vini in genere e in particolare quelli di Luna, dimostrarono di esserne davvero profondi conoscitori; lo stesso Plinio il Vecchio, nella sua “Naturalis Historia” a proposito dei vini di questi luoghi, scrisse: “Etruriae Luna palma habet…”, “Il vino di Luni ha la palma fra quelli dell’Etruria”!
Oggi Luni è conosciuta molto per il suo imperiale passato, ma lo è anche di più per i vini che vi sono prodotti, primo fra tutti la Doc del Vermentino dei Colli di Luni.
Non avrei potuto lasciare l’antico sito senza degustare un calice di Vermentino, quello stupendo oro giallo ormai divenuto con forza protagonista della mia giornata.
Di color giallo paglierino, dal profumo intenso e con un ricco bouquet, si rivela un bianco secco delicatamente morbido con intensi sapori fruttati e anche erbacei. che lasciano percepire un sentore di mandorle insieme alla mineralità tipica del luogo in cui viene prodotto. Durante la mia degustazione, mi sono lasciata trasportare dal cuore e soprattutto dal palato e ho deciso di sorseggiare questo splendido vino armonico e asciutto e di coccolare le mie papille gustative abbinandolo ad un delicato antipasto di pesce e alle tipiche trofie al pesto ligure. Ancora una volta, in onore degli etruschi prima e degli antichi romani poi, in alto i calici e Prosit!

A cura di Costanza Lastrucci