sabato, Maggio 18Settimanale a cura di Valeria Sorli

Nathaniel Mary Quinn- Split Face

“Mi piace pensare che il mio lavoro rifletta una diversità tanto armoniosa guanto disinibita – a volte fluida e senza soluzione di continuità, a volte grottesca e discordante – ma, sicuramente vicina ad abbracciare la realtà così come a cercare di raggiungere ciò che è possibile. Più che come “attitudine al collage” definirei la mia arte un “cubismo espressionista”, in cui si è in grado di abbracciare lo spettro-arcobaleno dell’umanità, di provare a riflettere i mondi che abbiamo interiorizzato come persone.”

 

Nathaniel Mary Quinn

 

Nathaniel Mary Quinn, Mr. Shaw, 2023, courtesy the Artist and Gagosian

 

In occasione della terza edizione della Florence Art Week, Museo Novecento è lieto di annunciare, dal 7 Ottobre 2023 al 11 Marzo 2024, Split Face, una mostra monografica di Nathaniel Mary Quinn (Chicago, 1977) artista noto per i suoi ritratti pittorici realizzati con uno stile che richiama la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche.

La mostra, a cura di Sergio Risaliti e Stefania Rispoli, è la prima monografica dell’artista in Italia e a Firenze, e coinvolgerà il Museo Stefano Bardini e il Museo Novecento, offrendo al pubblico la possibilità di conoscere una serie di dipinti inediti o di recente produzione accanto alle opere della ritrattistica rinascimentale fiorentina e dei maestri del Novecento italiano. “Una mostra importante che porta per la prima volta a Firenze e in Italia una monografica di un artista tra i più dirompenti della scena internazionale – ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini -. Un doppio palcoscenico che sede protagonista l’arte di Nathaniel Mary Quinn in una declinazione tra Museo Bardini e Museo Novecento, mettendoci di fronte più che a ritratti a vere e proprie sculture bidimensionali. Un dialogo tra ispirazione rinascimentale, cubismo e surrealismo che diventa una composizione fortemente ancorata all’attualità e al quotidiano, ai volti, alle persone, alla scomposizione della personalità e dei caratteri di ognuno. E Firenze, ancora una volta, è pronta a evidenziarne la potenza espressiva”. “Sfidando il canone della bellezza che ha dominato la ritrattistica fino all’Ottocento, Quinn percorre la via aperta dai grandi maestri del Novecento, tra cui Pablo Picasso e Francis Bacon, promuovendo una libertà di interpretazione della figura umana, della composizione, dell’equilibrio e della indagine psicologica, e formulando un linguaggio anti-accademico che risulta sempre originale e spiazzante. – afferma Sergio Risaliti, direttore del Museo Novecento – La sua entrata in scena a Firenze è come quella di un boxer nella sala del Botticelli agli Uffizi: una sfida ai canoni della bellezza rinascimentale, come fu quella dei volti cubisti di Picasso o delle figure tumefatte e disossate di Bacon, una pittura che mette in discussione la nostra capacità di abbandonare i preconcetti nella conoscenza dell’altro.” Insieme ai capolavori di Donatello, del Pollaiolo, dei Della Robbia, e a quelle di Felice Casorati, Virgilio Guidi, Carlo Levi e molti altri, verranno presentate oltre quindici opere dell’artista provenienti dal suo studio e da alcune prestigiose collezioni pubbliche e private.

Split Face è un’occasione unica per presentare al pubblico una selezione di opere di Quinn, tra cui diversi nuovi dipinti creati appositamente per questa mostra e in diretto dialogo con i ritratti del Rinascimento fiorentino e dei maestri italiani del XX secolo.

Come nelle passate incursioni di John Currin, Gleen Brown, Luca Pignatelli, Anj Smith, Emiliano Maggi e Rachel Feinstein, la direzione artistica del Museo Novecento rinnova e ripropone il dialogo tra una delle ricerche più avanzate in campo figurativo, come quella di Quinn, e il Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto di una passione eclettica per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, come è stata quella del mercante e collezionista Stefano Bardini.

 

I ritratti di Nathaniel Mary Quinn, a tratti grotteschi, distorti e scombinati, sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale qualità e tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo e al cartoon. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, creano un senso di disorientamento e confusione in chi guarda. I volti sembrano ritagliati, come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere nelle intenzioni dell’artista al volto del ritrattato. Attraverso un esercizio quotidiano, costante e meticoloso, Quinn ha perfezionato negli anni uno stile pittorico unico nel suo genere che affonda le sue radici tanto nel passato, richiamando alla mente la scomposizione e il collage tipici delle avanguardie storiche, quanto nella cultura visiva contemporanea, attingendo a immagini e contenuti dei mass media (fotografie, pubblicità, illustrazioni) e muovendosi continuamente tra low e high culture. Le sue opere, incentrate esclusivamente sulla pittura e sul ritratto, hanno uno stretto legame con il suo vissuto e mescolano l’universo biografico, popolato da eventi e persone a lui vicine, a quello immaginifico, sovrapponendo livelli di memoria e indagando la capacità di elaborare i ricordi nonché di percepire l’Altro. Pur essendo a tratti grotteschi e deformati, i ritratti sono realizzati con una meticolosa attenzione ai particolari, un’eccezionale tecnica pittorica e un’attitudine all’iperrealismo. Tutti questi aspetti, uniti a una forte carica e tensione espressiva, generano immagini perturbanti che disorientano e confondono chi guarda. I volti sembrano essere stati ritagliati come immagini fatte a pezzi e poi ricombinate, per corrispondere, nelle intenzioni dell’artista, al volto di chi è ritratto e a un personale senso di realtà. Nutrendosi di Aspirazioni che provengono anche dal campo musicale, letterario e psicologico, Quinn pone al centro del fare artistico il montaggio, quel “taglia e cuci” sperimentato tanto nell’arte che nella moda dalle avanguardie del Novecento. I suoi ritratti sono un concentrato temporale che fonde presente e passato, memorie personali e stralci di un archivio collettivo tratto dai più disparati media. Questo processo di elaborazione dell’immagine ci induce a riflettere sul modo in cui comunichiamo e percepiamo la realtà contemporanea, su come costruiamo e rappresentiamo la nostra vita e quella degli altri.

Guardando opere come Mama, Joe, and James Brown, Mr. Nightmare o Split Face siamo invitati ad abbandonare i nostri modelli estetici che spesso imprigionano la complessità psicologica del soggetto, alle volte anche disturbante, in una fisiognomica sempre rassicurante, in termini di equilibrio e armonia. Queste opere non hanno nulla della levigatezza e della correttezza formale di certe immagini contemporanee, ancora propense a sfruttare le forme classiche e rinascimentali attraverso citazioni piatte di spirito postmoderno, ma appaiono come ‘un cocktail’ formale che puo essere brutale e violento, ‘anti-grazioso’, per riprendere il titolo di un celebre dipinto del 1916 Carlo Carrà. All’interno del Museo Bardini, la cui collezione e sistemazione museologica è il frutto della passione eclettica del mercante Stefano Bardini per l’arte classica, medioevale e rinascimentale, le opere di Quinn urlano e ribadiscono la loro appartenenza al mondo della realtà e della verità, tra verità e apparenza.


 

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