venerdì, Aprile 26Settimanale a cura di Valeria Sorli

Cindy, Liz and me

1992, Chicago. Ci troviamo in una bella camera all’Hotel Four Seasons. Sono le ore 5,45 del mattino…squilla il telefono, “Hello darling, are you ready?” rispondo: “Sure, I’m”, certo! Ero sveglio già da 1 ora, doccia, preparare la valigia per l’ennesima trasferta, vestito dopo aver visto il meteo che in febbraio da quelle parti può essere anche molto freddo, ma per fortuna quel giorno erano previsti solo 12 gradi e dove ci saremmo recati addirittura era prevista una fredda giornata, ma soleggiata.  Dunque, la mia dolce assistente Laura W. mi dà appuntamento al bar  della reception, aveva preordinato la colazione visto che a quell’ora la caffetteria era ancora chiusa, e dopo un caffè, un toast, waffles, e marmellata, saltiamo sul primo taxi per l’aeroporto! Destinazione Minneapolis, Minnesota! Il volo è alle 8,30, arriviamo in città per le 10, trasferta con altro taxi a The Mall of America, uno tra i più grandi shopping center degli Stati Uniti, che raccoglie un centinaio tra grandi magazzini, e tanti altri negozi, di ogni genere (non sono forse loro che hanno inventato il consumismo?), un intero quartiere del lusso, e naturalmente un piano, ma che dico piano, una sterminata aerea dedicata al food, si mangia a tutte le ore, ogni tipo di cucina, ogni desiderio culinario sarà esaudito. Tra Sax Fith Avenue, Macy’s, Bloomingdales, Berdorf&Goodman, Norstrom, Gap, Barnes and Noble, e tanti altri, ci infiliamo dove ci stanno aspettando: da Bloomingdales: stiamo girando l’America da due mesi, due città al giorno, per presentare la collezione delle borse con le carte geografiche, quelle che loro chiamano “personal appearance”, “apparizione personale”. Il sistema del consumo prevede che ogni marchio che vuole stare sul mercato svolga attività di comunicazione su tutti i fronti, ma uno tra i più importanti e diretti è proprio questo: lo stilista, o il titolare del nome che presenta la linea, deve essere presente a soddisfare le mille richieste, rispondere a tutte le domande, assecondare e consigliare il prodotto giusto, in una nutritissima folla femminile, e dunque un cartello all’ingresso principale annuncia tutti gli eventi del giorno, e oggi sono 3 i principali che spiccano su tutti: tutto si svolge da Bloom (così chiamano gli americani il grande magazzino) che concentra in un giorno 3 eventi, economizzando i servizi ed attraendo una maggiore quantità di gente.

Ed ecco che il cartello n. 1 annuncia  che nel reparto profumeria ci sarà nientemeno che lei, la diva di Hollywood, Liz Taylor che presenta la sua nuova fragranza….ogni attrice anche senza esperienza lancia un profumo, una linea di qualcosa, pur di fare business…e Lei, la Divina, sarà dalle 11 alle 13, come una impiegata, al banco dei profumi, a spruzzare il profumo e fare migliaia di foto, autografi, a dar la mano a tutti quelli che lo vorranno; è la legge del mercato. Wow, in contemporanea, a 100 metri, nel reparto pelletteria, “Come to meet the italian fashion designer Alviero Martini” con tanto di foto, grande quanto quella della Taylor, e udite udite, al piano superiore, nel reparto lingerie, la strafamosa top model Cindy Crawford, sempre negli stessi orari, presenterà la sua nuova collezione di intimo…che colpo! Io, ancora sconosciuto totalmente nel mio paese, che mi scoprirà soltanto due anni dopo, nel ’94, quando aprirò la boutique in via Montenapoleone, dicevo da Cuneo a Minneapolis (ma avevo già fatto mezza America) con Liz e Cindy… incredibile. Inutile dire che l’evento ha avuto il meritato successo, una folla oceanica si riversava dalle due dive e inevitabilmente da me, considerato generosamente alla pari. Mi impressionò il fatto che sia l’una che l’altra, si presentarono “al posto di lavoro” in perfetto orario, e diligentemente seguivano una il produttore del profumo che dava istruzioni e nel contempo proteggeva (insieme a sei body gard, misti nella folla) la celebrità, dagli occhi viola, che stringendole velocemente la mano, tra colleghi si fa, notai che erano veramente violacei. Ma ognuno di noi era talmente occupato a “fare la recita” che non avevamo il tempo per quattro chiacchiere, del resto che dovevamo dirci se non gli inevitabili complimenti di rito? La Crawford l’ho vista di sfuggita salire al piano superiore, avvolta da una cappotto cammello, occhiali d’ordinanza, non salii al piano superiore e neppure lei scese, forse uscì fuggendo tra la folla. 

Questo incredibile sistema di comunicare mi portò a girare tutta l’America, palmo palmo, conoscendo le infinite varietà di gente multietnica, con mentalità così diverse da stato a stato, livelli sociali ampiamente differenti tra loro, neri, bianchi, indios, meticci, spesso culturalmente elevati, altrettanto spesso, “americanizzati”, ovvero omologati al sistema che li vuole consumatori di hamburger e Coca cola, la domenica l’immancabile grigliata, per non parlare poi delle religioni…Ma questo è argomento delicato ed ognuno è fortunatamente libero di praticare la sua confessione. Molti comuni denominatori, dalla lingua parlata ovunque (tant’è che per molti era addirittura bizzarro che uno come me, per esempio, parlasse 5 lingue… perché? quando basta l’inglese!

Insomma l’America è un Continente enorme, bellissimo, baciato dalla natura in moltissimi luoghi, basti pensare al Nevada, dove il Gran Canyon offre panorami esaltanti, cosi, come la California, tutta la zona delle Everglades inFlorida, con i 100 ponti da percorrere per arrivare a Key West. E Las Vegas? Assolutamente incredibile. I laghi del Michigan, le Cascate del Niagara e mille altre destinazioni.

A proposito, tornando a Bloomingdales, Mall of America, Minneapolis, salutiamo la direttrice del reparto borse, le venditrici, calorosi “come back soon!!!”, e fuori un altro taxi ci porta all’aeroporto, perché nel pomeriggio saremo a Cincinnati, Ohio, questa volta da Macy’s, Anderson Towne Center… anche qui folla immensa, ma sono solo a fare “l’apparizione”. Anche qui si parla, migliaia di donne, una passa con le mani alzate e gesticola con le dita: si sta asciugando il rosso smalto delle unghie, appena messo, e pur gesticolando chiede “what is this for?” cosa ci fate qui?, in pratica le dico che presento la mia nuova linea di borse la signora risponde: “oh, I see, but i prefer solid colour” (preferisco la tinta unita) e se ne va. 

Con ALV- Andare Lontano Viaggiando, il mio nuovo marchio ho ripreso a fare le apparizioni, ma non ancora in America, per ora in Arabia Saudita, a Kuwait City, Shangai, Hong Kong, Tokyo e Seoul, portando questo strano ma efficace sistema anche in Italia, con apertura di punti vendita in particolare nel sud Italia, e inaspettatamente funziona anche qui. Si mangia ovunque, specialità locali, e l’evento è comunicato con almeno 6 manifesti di 6 metri x 3, dalla periferia al centro, e la gente accorre, ora sono di moda i selfie e dunque è un trionfo di flash, chi vuole la foto di gruppo, chi individuale, e intanto una tartina qua, un prosecco là, e anche in Italia le due ore passano in fretta. Con la differenza che in America, finite le due ore, scappavo per prendere il prossimo aereo.

In Italia, specialmente al Sud, con la loro grande ospitalità, finito l’evento in boutique, si prosegue con i titolari e la loro parentela, quei 40-50 invitati, neonati compresi, e la cena è interminabile, come solo con il loro senso di generosa ospitalità sanno fare, e alle due di notte finalmente si raggiunge l’hotel, al mattino il volo è sempre troppo presto. Ma in alcuni posti mi sono fermato in incognito per visitare la meravigliosa città che mi ospitava…evitando ovviamente pranzi e cene luculliane, tanto ne avrò per qualche giorno a smaltire la simpatica cena appena consumata.

Ma qui non c’erano né Liz, né Cindy!!!

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