mercoledì, Aprile 24Settimanale a cura di Valeria Sorli

Stefano Vighi: Tra le stelle e gli uomini

Sono molte le persone che ogni mattina si affidano ai consigli dell’astrologia, leggendo il proprio oroscopo o quello del partner. Una moda o forse un segnale delle stelle? L’idea dell’amore scritto nelle stelle è innegabilmente romantica, forse siamo un po’ tutti influenzabili da quello che sarà il nostro destino; c’è chi invece non ci crede, ma comunque una sbirciatina per curiosità non se la fa mancare! Intervistare un astrologo per me è sempre stata una tentazione e una curiosità, soprattutto quando il desiderio di comprendere tutte le sfumature di chi le stelle le conosce davvero da vicino. Nel prossimo numero vi presenterò il personaggio misterioso!  Stefano Vighi, uno degli astrologi più quotati e seguiti del momento. Le sue pubblicazioni sono davvero numerose sui giornali più seguiti: Vogue, Marie Claire e Cosmopolitan.  


Ma come si diventa astrologo?Si tratta di una disciplina che ha bisogno di essere studiata e approfondita con un professionista, con un buon insegnante. Sconsiglio gli autodidatti, perché è una materia troppo complessa e delicata per poter fare a meno di un maestro.
Come nasce questa passione?È una vocazione, qualcosa che viene dal di dentro e che ti spinge a capire meglio il nesso esistente tra le stelle e gli uomini, tra il firmamento e le anime. Non esiste un perché o un percorso, accade e basta.


Come è una giornata tipo di un astrologo?

Mediamente si dedicano almeno 4 o 5 ore alle previsioni, perché i contenuti devono essere consegnati regolarmente (siti e oroscopi non aspettano). Poi c’è sempre un incontro con una persona, con un cliente, per l’interpretazione del suo tema.


Perché secondo te la gente crede negli oroscopi?

Perché abbiamo bisogno di una voce che ci dia un consiglio, per dedicarci un momento, una coccola, una parola con la nostra componente più intima, più vera. Perché in questo mondo che va di corsa, e che ha perso ogni contatto con la poesia, l’astrologia rappresenta ancora qualcosa di magico, che ci meritiamo.

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