Ancora una volta Gennaro Cannavacciuolo ha dato il meglio di sé: questa volta con Milva. Da anni ormai l’artista a tutto tondo propone al suo pubblico ritratti originali e spettacolari di grandi artisti del mondo musicale e teatrale, quali Domenico Modugno, Yves Montand, Milly (Carla Mignone).
Milva non poteva quindi mancare in questa galleria: un progetto che risale al 2000, anno in cui già l’artista partenopeo ne parlò con Milva la quale, sorpresa ed incuriosita, ne avallò l’idea.
Assume pertanto un significato ancora più forte la realizzazione di questo recital a quasi un anno dalla sua scomparsa, ora sostenuto da sua figlia, Martina Corgnati.
Lo spettacolo non traccia la biografia di Milva ma la presenta in due grandi blocchi tematici il cui soffio vitale è l’amore, l’amore nelle sue infinite sfaccettature, e riproposto attraverso gli autori e registi che sono stati ispirati da lei nell’arco di oltre 50 anni di una carriera e successi internazionali straordinari.
Emozioni assicurate quindi, sin dall’apertura, quando, dal fondo sala avanza una figura discreta che inizia a leggere una lettera… suspense…. e parte la musica.
L’amore e tutte le sue sfaccettature scandiscono il primo tempo attraverso testi e musiche di Morricone, Vangelis, Mikroutsikos, Battiato, Iannacci, Patroni-Griffi, Strehler, Brecht e Kurt Weill. Il primo tempo è arricchito da momenti storici coinvolgenti, con foto e videoproiezioni di Milva sovrapposte a quelle di personalità artistiche e politiche di spicco degli ultimi 50 anni.
Dopo le tinte fosche brechtiane, Alda Merini, con la sua voce inconfondibile, aprirà il secondo tempo, caratterizzato da un unico denominatore comune: la passione giocata in tandem tra Napoli e Buenos Aires. Così, in un climax di crescente tensione emotiva, si rincorrono in contrappunto, antiche melodie napoletane amate da Milva con tanghi struggenti di Astor Piazzolla, fino al momento dell’inevitabile congedo che si conclude con l’ultima parte della lettera iniziale…
Uno recital raffinato ed emozionante sostenuto da un ottimo quartetto ed effetti luci ammaglianti, che pone un solo interrogativo: perché confinare tali spettacoli ed artisti del calibro di Gennaro Cannavacciuolo al solo pubblico teatrale e non farne fruire una più vasta platea televisiva?
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