venerdì, Marzo 29Settimanale a cura di Valeria Sorli

Isole Canarie, dove balene e delfini praticano l’assembramento

Sono quasi una trentina le specie di cetacei che “affollano” le acque delle Canarie: il whalewatching è regolato da norme che rispettano gli animali e l’ambiente

Las Palmas, 21 aprile 2020 – Le Isole Canarie offrono uno dei paesaggi marini più affascinanti al mondo e le loro acque ospitano 28 specie di cetacei differenti tra balene, delfini e altri esemplari autoctoni.

 

La posizione geografica della Canarie e le caratteristiche oceanografiche di questa regione favoriscono la presenza e il passaggio di una numerosa varietà di cetacei: un ecosistema marino unico in Europa. In uno solo giorno si possono incontrare fino a nove specie diverse, tra cui il calderon tropical, il delfino maculato atlantico, e il rorcual tropical, la balenottera di Eden.

 

L’osservazione di balene, delfini, capodogli e altri cetacei, è una delle attrazioni principali delle isole, ma è anche un’opportunità per combinare la curiosità degli appassionati di whalewatching con il rispetto per l’ambiente in cui questi splendidi mammiferi marini vivono.

 

Specie protette

Queste specie sono protette da regolamenti autonomi, nazionali ed europei, oltre che da convenzioni come quelle di Bonn e Berna, ratificate dal governo spagnolo. Alle Isole Canarie esistono numerose aree ZEC (Zonas de Especial Conservación de la Red Natura 2000) che tutelano la vita dei cetacei. “Molte di queste specie sono rare e poco conosciute”, spiegano dalla Società di Studio dei Cetacedi dell’Arcipelago Canario. “L’accesso alle coste è molto semplice e questo rende l’arcipelago il laboratorio ideale per la ricerca e la loro salvaguardia”.

 

Controllo delle imbarcazioni: il distintivo «Barco azul»

Elsa Jiménez, direttrice della Fundación Cram – organizzazione privata per la protezione dell’ambiente marino e delle specie che lo abitano – ritiene che “il transito indisciplinato delle barche nei luoghi di passaggio dei cetacei potrebbe condizionare la vita degli animali. La loro comunicazione, per esempio, potrebbe essere compromessa dal rumore dei motori”. Il rischio è che i cetacei si innervosiscano, entrando in collisione con le imbarcazioni.

 

Dalla necessità di realizzare un piano di turismo responsabile è nata l’idea del distintivo Barco Azul, la certificazione che segnala quali imbarcazioni possiedono i requisiti per accompagnare i turisti nell’osservazione dei cetacei. Questo significa che durante gli avvistamenti non consentono ai passeggeri di dare cibo agli animali o fare il bagno con loro. Altre linee guida prevedono di mantenere una distanza di sicurezza di almeno 60 metri, effettuare manovre di avvicinamento specifiche, non trattenersi con gli animali per più di mezz’ora, abbandonare la zona quando in caso di concentrazione di barche troppo numerosa. Le stesse regole limitano l’utilizzo del motore e cambi di marcia improvvisi in vicinanza degli animali.

 

Il benessere dei cetacei

“Più che vietare si tratta di prestare attenzione, porre delle regole. L’osservazione dei cetacei non è solamente un’attività turistica di successo e di sensibilizzazione, ma un’esperienza estremamente educativa”, racconta Jiménez. In tal senso, fondamentale è il lavoro degli scienziati: i loro studi permettono di definire nuove strategie per la protezione dei cetacei e mostrare ai turisti come vivono: “Conoscono le migrazioni dei banchi, le aree che attraversano, i comportamenti e il loro stile di vita”.

Il rispetto dell’ambiente

“Alle fine”, conclude Jiménez, “si tratta di rispettare l’ambiente in cui vivono”. Per ottenere ciò, non bastano le regole del Braco Azul ed è necessaria una condotta consapevole da parte dei turisti. D’altronde, il rispetto dell’ambiente nasce proprio da comportamenti corretti e responsabili.

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