venerdì, Aprile 26Settimanale a cura di Valeria Sorli

Dogman, dopo il trionfo a Cannes colpo di fulmine nelle sale

Un film cult, d’autore, di intensità psicologica davvero rara nell’attuale panorama cinematografico.

Nato da una genesi lunga e travagliata  nata nel 2006 Dogman ha iniziato il suo successo all’ultima edizione del Film Festival di Cannes e lo ha confermato nelle prime settimane di proiezione nelle sale italiane.

Apprezzatissimo dall’Hollywood Reporter e dal Guardian, la pellicola di Matteo Garrone passerà alla storia per avere portato a Cannes l’eccellenza del film italiano. Grande protagonista è ovviamente Marcello Fonte, nuovo talento del cinema di casa nostra che a Cannes ha dato vita ad un momento iconico durante la premiazione come “Migliore Attore” per mano di Roberto Benigni; Fonte, incredulo e commosso ha commentato: “Da piccolo quando ero a casa mia e pioveva sopra le lamiere, chiudevo gli occhi e mi sembrava di sentire gli applausi e ora li riapro e li applausi siete voi e sembra il calore di una famiglia, mi sento a casa e a mio agio con voi. La mia famiglia siete voi, ogni granello della sabbia di Cannes. E ringrazio Matteo che ha avuto il coraggio e la follia di volermi con sé”.

I lustri della Croisette hanno apprezzato dunque un film di nicchia, ricco di pathos, di emozione e di commozione, un dramma psicologico e sociale che trova un’interpretazione vera, cruda e proprio per questo sublime nella sua drammaticità.  Un film-leggenda dove Fonte dimostra di saper raggiungere livelli di interpretazione davvero difficili da raggiungere: lui diventa storia, personaggio, società, vita e morte. Il dramma silente della nostra miseria si consuma dietro alla tragica vicenda del Canaro della Magliana (nel lontano 1988) , ma il suo verismo intrinseco si evolve verso una meditazione esistenziale che va oltre la denuncia sociale. La violenza fisica e psicologica permea il film ma diventa al tempo stesso smaterializzata e resa nulla dinnanzi alla visione del protagonista Marcello che nel suo piccolo e gretto microcosmo ci dipinge una Roma bieca e indifferente.  Un capolavoro da non perdere.

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