martedì, Novembre 5Settimanale a cura di Valeria Sorli

Women talking – Il diritto di scegliere

WOMEN TALKING – IL DIRITTO DI SCEGLIERE

Regia: Sarah Polley
Anno: 2022

Alla recente notte degli Oscar è stato come un piccolo David in mezzo a tanti Golia, gli spettacolari film pluri-candidati alle ambite statuette. “Women talking – Il diritto di scegliere” di Sarah Polley, con le sue tre candidature, inclusa quella come miglior film, è riuscito a portarsi a casa l’Oscar per la migliore sceneggiatura non originale, un premio tutt’altro che secondario, soprattutto per un film la cui forza risiede soprattutto nella parola e che affronta un tema scomodo.
Si parla molto in “Women talking” e non potrebbe essere diversamente per una pellicola con questo titolo: a parlare è un gruppo di donne che ha subito violenze e stupri da parte degli uomini della piccola comunità rurale di cui fanno parte, dopo essere state narcotizzate come animali. Siamo da qualche parte nella aperta campagna americana e sulle prime tutto induce a pensare che l’azione si stia svolgendo attorno agli anni ’30 del secolo scorso: si indossano infatti semplici abiti datatissimi, non c’è alcuna traccia di modernità e la donna sembra relegata all’ambiente casalingo, senza sapere né leggere né scrivere. Solo in seguito si comprende che siamo in realtà nel 2010 e le donne sono membri della comunità mennonita, gruppo religioso che vive lontano dalla società mondana dei consumi.
Il film si sviluppa sostanzialmente su un dibattito tra alcune donne radunate in un fienile sul da farsi in seguito alle violenze subite, mentre gli uomini sono lontani per un paio di giorni: perdonare in linea con i dettami religiosi e restare, opporsi agli uomini oppure andarsene in cerca di una nuova vita sono le tre ipotesi che si profilano. Cosa è più giusto o più conveniente fare in una piccola colonia dove la figura dominante è ancora senza discussione quella maschile?
Tra tesi opposte e scontri, emergono le diverse posizioni e le personalità di donne giovani e più anziane, ognuna col proprio vissuto e col proprio fardello emotivo, che cercano la via migliore per affrontare una difficile situazione. In mezzo alla rabbia e alla vendetta di alcune, si apre anche la via del perdono e della dimenticanza, voltando le spalle alla violenza e andando alla ricerca di una nuova possibilità di vita altrove.
Dell’uomo si parla in tutto il film, ma non se ne vede mai uno, tranne il mite August che nel fienile testimonia e verbalizza i dialoghi delle donne: a lui, sensibile maestro della comunità, e ai bambini è affidata la possibilità di riscatto per l’uomo in un futuro dove non ci siano più soprusi e nessuno debba sentire più il bisogno di un “capro espiatorio” per sfogare il proprio dominio sull’altro.
Diretto con grande sensibilità da Sarah Polley, autrice anche della sceneggiatura, basata sul romanzo della canadese Miriam Toews, il film è formato da un cast di affiatatissime attrici, tra cui Rooney Mara e Claire Foy, dai volti autentici, segnati, a cui il cinema da tempo non ci abituava più. Non succedono fatti in “Women talking”, non ci si aspetti una storia con uno sviluppo narrativo ricco di avvenimenti, si potrebbe rimanere delusi. Tutto avviene nell’intimo, negli animi scavati dal dolore; la parola è la vera azione di un film lontano dagli standard attuali, che parla più in generale di prevaricazione e dello stolto abuso di potere. Un film consigliato e da vedere