Fino al 28 giugno, il nuovo appuntamento di garage BENTIVOGLIO propone ai passanti di via del Borgo di San Pietro, a Bologna, l’esposizione di un altro storico pezzo di design dalla sua collezione: la celebre coppia Up5 & Up6, disegnata da Gaetano Pesce alla fine degli anni Sessanta.
Le sedute della serie Up rappresentano un caso emblematico dell’evoluzione dei metodi produttivi nella storia del design. Come spiega Davide Trabucco, “Molti degli oggetti e delle opere contenute nelle sale di Palazzo Bentivoglio, pur non condividendo i luoghi e i tempi di creazione, condividono spesso le tecniche realizzative. Un quadro emiliano del Seicento, ad esempio, poco differisce nella sua produzione da uno irlandese contemporaneo: sono cambiati i pigmenti, ma non i procedimenti. Allo stesso modo, la rivoluzione industriale ha velocizzato la produzione dei mobili, senza modificarne in modo sostanziale i metodi di assemblaggio. Le superfici di un’armadiatura di Morozzi rappresentano l’evoluzione naturale dell’impiallacciatura settecentesca, arricchita da specchi che nobilitano una semplice struttura in alluminio e acciaio inox.”
Tutto nasce dall’incontro tra Piero Ambrogio Busnelli e Cesare Cassina, due figure centrali nel mondo dell’arredamento italiano. Busnelli, già attivo nel campo degli imbottiti, da tempo esplora le potenzialità applicative del poliuretano, un polimero ormai diffuso su larga scala. Cassina, dal canto suo, desidera sperimentare nuovi processi produttivi per innovare in un mercato in via di saturazione. Da questa sinergia nasce la C&B, che affida a Gaetano Pesce la progettazione di una serie di sedute dal forte impatto formale.
Pesce realizza così sei modelli ispirati a forme organiche, e uno – l’iconico Up7 – di chiara ispirazione classica, che ricorda un colossale piede marmoreo appartenente a una statua imperiale perduta. Sebbene visivamente assimilabili a sculture ottenute per sottrazione, queste sedute vengono prodotte per iniezione a freddo, un processo “per via di porre”, innovativo per l’epoca.
L’apparizione nella vetrina del garage di questi pezzi di Gaetano Pesce ricorda quello stesso binomio tecnologia-design emblematico dell’Italia degli anni ’60, quando aziende come Kartell, con la collaborazione tra il chimico Giulio Castelli e la designer Anna Ferrieri, o Gufram, sotto la direzione artistica di Giuseppe Raimondi, portano la plastica e l’innovazione al centro del discorso sull’arredo contemporaneo.
Una stagione straordinaria, che culminò con la storica mostra “Italy: The New Domestic Landscape”, curata da Emilio Ambasz al MoMA di New York nel 1972. Una mostra che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto prefigurare nuovi mondi abitativi, ma che si rivelerà invece l’epilogo di un’epoca. Le crisi energetiche degli anni Settanta e le spinte neoliberiste degli anni Ottanta cambieranno radicalmente il modo di abitare e, di conseguenza, il modo di pensare il design. Ma i flaneur di via del Borgo forse possono solo godere di questo meraviglioso esempio di un mondo lontano.