giovedì, Aprile 25Settimanale a cura di Valeria Sorli

Luxuria:«Ho imparato ad amarmi e a perdonare gli altri»

La bellezza del suo sguardo oltrepassa le apparenze e va dritta al cuore: eleganza, bonton e tanta solarità “Amati per come sei, non per come ti vogliono gli altri”.

Lei è Vladimir Luxuria : quella donna tanto discussa, schernita da molti, ma libera, libera da ogni pregiudizio e con tanta voglia di vivere e di amare! Cresciuta nella sua città natale, Foggia, ha da sempre vissuto quel conflitto interiore tra la sua indole femminile, intrappolata in un corpo maschile. Il disagio di non vedere riflessa nello specchio quella figura di ragazza – e successivamente di donna – che il destino non ha previsto per lei sin dalla nascita, l’ha spinta a ricorrere a degli interventi estetici per compiere il passo decisivo che oggi l’ha resa quella che è: una donna, una vera donna! 

Partiamo dal passato: come hai vissuto l’adolescenza con questo conflitto tra il tuo “dentro” e il “fuori”? 

Ero un bambino, perché sono nato bambino che amava molto la vita, gli animali mi hanno sempre guardato con sguardo affettuoso; i miei amati cagnolini era come se riuscissero, a differenza da tutti gli altri, a guardare davvero dentro di me e ad amarmi comunque. Mi piaceva molto la compagnia, mi rifugiavo nella fantasia e nella creatività, forse già per cominciare a sfuggire dalla realtà perché avevo  il presentimento che non sarebbe stata sempre gentile con me;  sarebbe stata ostile, allora mi rifugiavo in una stanza e mi chiudevo. Immaginavo di essere una ragazza, stringevo le gambe, assumevo delle movenze femminili, cambiavo la tonalità della voce e immaginavo che quello fosse il mondo, fino a quando mia madre mi chiamava per dirmi che era pronto a tavola e allora in quel momento i miei sogni si frantumavano e ritornavo alla realtà, quella in cui dovevo nascondere questa mia interiorità. Poi questa principessa che rinchiudevo nel castello della mia anima ha reclamato troppo, ha pianto tutte le lacrime del mondo e ho deciso di liberarla; l’ho liberata, preferendo pagare il prezzo della discriminazione, della sfottò, della violenza, degli insulti e delle botte, considerando che la libertà di essere me stessa valeva qualsiasi prezzo.

Non dev’essere stato semplice all’inizio per una famiglia del sud Italia di quegli anni, accettare una decisione di questo tipo. Chi ti ha appoggiato di più in questa tua scelta?

In quegli anni non era facile ovunque, non era un argomento di cui si parlava, eravamo considerate delle aliene, delle pazze, delle malate e viziose. Non era facile nemmeno per una famiglia del nord, come non è facile tuttora anche se qualche cosa è cambiato, intanto mi sono aiutata tanto io, ho trovato la forza dentro di me, poi le mie sorelle sono state le mie complici e le mie sostenitrici e ovviamente i miei migliori amici, quelli che ti vogliono bene. Sono stati loro comunque che mi hanno dato la forza di continuare a resistere in questo fortino che mi ero costruita attorno, che sembrava la casa di paglia dei tre porcellini e che il lupo cattivo con un soffio poteva far cadere giù; poi una volta questa casa si è trasformata in un una casa di mattoni, quando ho cominciato a prendere consapevolezza di me e della mia forza e quando per fortuna, anche un po’ i tempi sono cominciati a cambiare e si è cominciato a parlare di questi temi e abbiamo trovato la forza di lottare anche per i nostri diritti.

Nel 1985 lasci la tua città per trasferirti a Roma, dove qualche anno più tardi hai conseguito con lode la laurea in Lingue e Letterature Straniere alla Sapienza con una tesi su Joseph Conrad. Come hai vissuto il distacco dalla tua città: un dolore o una liberazione?

Da una parte mi sono sentita un po’ costretta a fuggire da Foggia perché comunque la città ad un certo punto mi era un po’ troppo stretta e avevo voglia di realizzarmi, ma non era solo una questione legata alla mia sessualità, avevo voglio di continuare gli studi universitari e all’epoca a Foggia non c’era una sede universitaria mentre adesso c’è, avevo anche voglia di entrare nel mondo dello spettacolo, e le principali città per fare questo erano Roma, Milano, Torino e Napoli; solo queste città ti potevano offrire queste opportunità e quindi un po’ l’ho voluto e un po’ mi hanno spinto. 

Che accoglienza hai trovato nella capitale: hai avuto difficoltà ad ambientarti? 

È stata una mia seconda mamma “mamma Roma”, ti dico la verità, per dirla alla Pasolini, nel senso che comunque ho trovato e ho scoperto un altro mondo, innanzitutto il mondo dell’associazionismo perché ho conosciuto i militanti del circolo di cultura omosessuale Mario Mieli che mi hanno fatto capire che quando le cose non vanno bene, più che lamentarsi o rifugiarsi in un’altra realtà si può fare anche qualcosa d’altro , combattere per cercare di modificare le cose e così con loro abbiamo cominciato ad organizzare le prime manifestazioni e poi ho cominciato la mia militanza per quanto riguarda i diritti civili LGBT. Successivamente Roma è stata la città che mi ha dato la possibilità di poter dimostrare le mie capacità organizzative e creative nell’evento Mucca Assina che sono state delle serate molto famose qui nella capitale che successivamente mi hanno dato la possibilità di entrare nel mondo dello spettacolo, come il regista Carmine Amoroso che nel 1994 mi ha fatto lavorare insieme a Monica Bellucci, Vincent Cassel, Denny Converso nel Film Come mi vuoi e poi sicuramente Maurizio Costanzo che mi ha invitata tante volte al Maurizio Costanzo Show, sdoganandomi al grande pubblico ma soprattutto con una puntata che è rimasta secondo me nella storia e nella militanza; un confronto diretto tra me e mia mamma in cui abbiamo trattato il tema della transessualità. Una puntata che ha avuto una reazione pazzesca perché dopo questo mio coming out in televisione, ho ricevuto tantissime testimonianze di ragazze come me che hanno avuto la forza di affrontare queste tematiche e di accettarsi soprattutto loro, oltreché essere accettate e amate in famiglia e nella società. Io ho capito che il potere della Tv, per quanto male possa fare, può fare anche tanto bene.

Nel 2008 hai partecipato come concorrente dell’Isola dei famosi dove hai conquistato la vetta del podio, constatando l’affetto che il pubblico nutre per te. Che ricordi hai di quell’avventura?

Sono stata felicissima anche se non ne potevo più; tra moschitos, fame, pioggia, convivenza forzata, dormire sulla sabbia e in condizione igieniche che ti risparmio… ero felice quando è finita perché potevo finalmente mangiare. Quando sono tornata a Milano mi piaceva tutto dalla fame, anche i cartelloni pubblicitari. Guardavo con benevolenza le pensiline delle fermate dell’autobus, dove potevo aspettare un autobus senza bagnarmi e anche chi ha inventato gli ombrelli! Poi ovviamente il fatto che avevo vinto non me lo aspettavo: tutti i pregiudizi politici, sessuali… invece è stato bello che la gente mi abbia fatto vincere, semplicemente perché ha premiato il mio comportamento. La gioia ovviamente era mia ma anche di tutte le persone che mi vogliono bene e dei mei genitori in studio e felici di una vittoria tra l’altro contro una donna di straordinaria bellezza come Belen Rodríguez che poi sarebbe diventata una star televisiva e che all’epoca non era conosciuta.

Sei stata, tra le altre cose, conduttrice del programma L’Isola di Adamo ed Eva su Deejay tv, adattamento di un format olandese in cui si seguono le vicende di un uomo e una donna completamente nudi su un’isola deserta. Pensi che le censure applicate nell’edizione italiana rispetto ad altri paesi ne abbiano segnato le sorti?

Non era possibile fare altrimenti, in Italia è impossibile mostrare nudità in una tv che possono guardare tutti, mentre in Olanda e in Spagna era prevista la versione integrale. Quello che si era fatto era il bollino nelle parti intime che poi è una contraddizione perché tu parli di naturismo e poi non fai vedere, d’altronde più di così non potevi fare. In realtà la trasmissione è stata molto fortunata perché continuano a fare repliche. Mi sono molto divertita su un’isola della Croazia meravigliosa, ho cercato di aggiungere un po’ di ironia su questo aspetto della sessualità che generalmente è visto sotto l’ottica della morbosità.  

Oggi, che di anni ne sono passati da allora, Luxuria appare una donna felice, in pace con sé stessa, perché finalmente ha trovato l’equilibrio che da sempre cercava. Ma di strada ne ha dovuta fare tanta, di battaglie ne ha dovute combattere tante, rivelandosi ogni volta capace di vincerle. Che cosa provi quando torni nella tua città da “vincitrice”?

Sembro Sofia Loren quando ritorna a Pozzuoli, è strano pensare che c’è stata una parte della mia vita fino ai vent’anni in cui, quando camminavo per strada, tanti mi sfottevano o addirittura mi lanciavano oggetti contro, e poi ritornare e ricevere richieste di selfie, autografi, gente che mi sorride. È bello così, di questa rivoluzione umana ne sono molto, molto grata, poi ovviamente io sono del Cancro, sono rivolta sempre al passato, un’inguaribile nostalgica, quindi non riesco mai a rompere i ponti con il passato e comunque sia anche se questa città mi ha fatto soffrire a volte, io la amo, tifo per la mia squadra e vado allo stadio dove divento la tifosa numero uno, sono sempre pronta a parlare bene della mia città, adesso.

A quali nuovi progetti stai lavorando?

Ho scritto una sceneggiatura tratta da un mio precedente romanzo che si intitola Eldorado che tratta il tema dell’olocausto, dei triangoli rosa, dei cinquantamila omosessuali che sono stati internati nei campi di concentramento, è un libro molto bello che ha avuto anche molto successo, edito Bompiani, e con questa sceneggiatura che ho scritto sono in contatto con una casa di produzione affinché ne venga fatto un film. Da poco ho fatto anche un provino per una trasmissione televisiva ma qui prevale la scaramanzia, quindi incrocio le dita, accavallo le gambe, tocco ferro e butto il sale e faccio tutti i riti scaramantici…. preferisco non parlarne prima, affinché magari si possa davvero realizzare questa cosa. 

Sulla copertina di Perù aiutami tu, il tuo nuovo libro edito da Piemme, compari bella, giovane e raggiante, vestita da donna peruviana delle Ande con le trecce, da fare quasi invidia a una ventenne: qual è il tuo segreto per mantenerti così sbarazzina?

Devo dire che il merito va anche al truccatore Gennaro Marchese che è stato così bravo: non solo mi ha resa peruviana glamour ma anche più giovane grazie al suo trucco. Lui mi ha truccato più volte in altre occasioni, con lui ho fatto delle stagioni al gay Village, mi ha truccata quando ho fatto l’opinionista al GF, e per servizi fotografici. 

Citando il nome del nostro settimanale, chi è per Luxuria “La gente che piace”?

Devo dire la verità: la gente sincera! Anche se tanti fingono, sono ipocriti, mi piace la gente sincera; anche se tu non sei d’accordo con me su alcune mie posizioni, ma ti accorgi che io sinceramente, disinteressatamente porto avanti queste battaglie, comunque riesco ad avere nei tuoi confronti stima e rispetto, l’ho notato tantissime volte anche da parte di persone che la pensano diversamente da me, da più punti di vista, comunque mi hanno sempre espresso l’apprezzamento del portare avanti le mie battaglie e soprattutto il crederci!  

Siate felici, perché si vive una sola volta e non sprecate mai troppo tempo della vostra vita a rifiutare di perdonare gli altri.

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