PERTOSA, IL CARCIOFO BIANCO HA UNA MADRINA D’ECCEZIONE: LA CENTENARIA NONNA CLEMENTINA
La signora Clementina, simbolo vivente della comunità, inaugura la 28esima edizione della sagra dedicata al fiore gastronomico del Vallo di Diano
PERTOSA, 30 aprile 2025 – In un’epoca in cui le madrine degli eventi sono spesso volti noti dello spettacolo o dei social, Pertosa, comune in provincia di Salerno, sorprende tutti scegliendo come testimonial della 28esima edizione della “Sagra del Carciofo Bianco” una figura autentica e profondamente radicata nel territorio: nonna Clementina Caggiano, 101 anni e mezzo, esempio di longevità e memoria collettiva.
Sarà proprio lei, con il suo passo lento ma sicuro, a tagliare il nastro dell’atteso evento enogastronomico, che animerà i fine settimana dal 2 al 4 e dal 9 all’11 maggio. Un gesto semplice, ma carico di significati: omaggio a una donna che incarna l’identità più genuina di Pertosa, e insieme celebrazione di un prodotto che di quella stessa identità è simbolo: il carciofo bianco.
Questa varietà pregiata, priva di spine e coltivata in piccoli appezzamenti familiari, è frutto di un’agricoltura lenta e sapiente, lontana dalle logiche dell’industria. Lavorato rigorosamente a mano, il Carciofo Bianco di Pertosa rappresenta un’eccellenza del parco nazionale del Cilento, Vallo di Diano, Alburni e della valle del fiume Tanagro, oggi più che mai al centro di un percorso di riscoperta e valorizzazione.
La scelta di nonna Clementina non è casuale. Nata il 5 novembre 1923, la sua storia si intreccia con quella del paese: ha cresciuto figli e nipoti, ha lavorato nei campi, ha tramandato ricette e tradizioni. La sua longevità, si potrebbe dire, è figlia dello stesso terreno fertile che dà vita al carciofo: aria buona, cucina sana, senso di comunità.
“Clementina è la forza e la memoria dell’identità della nostra comunità” – dichiara il sindaco di Pertosa, Domenico Barba – Oggi, quella memoria cammina ancora tra le vie di Pertosa, sorridente e fiera, pronta a inaugurare una festa che non è solo gastronomia, ma racconto collettivo, radici, orgoglio locale.
Con lei, la sagra si fa ancora più vera: non vetrina, ma specchio del paese. Non marketing, ma cultura viva. E forse proprio in questa autenticità, nella scelta di una madrina che è madre, nonna e simbolo, sta il segreto della longevità di una manifestazione che, come nonna Clementina, ha ancora tanto da dire.