venerdì, Aprile 19Settimanale a cura di Valeria Sorli

“Joker” per una notte

Dopo aver sbancato alla Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia con il podio più alto, ovvero la vittoria del Leone D’Oro, il capolavoro di Todd Phillips esce nelle sale di tutto il mondo.

E arriva sugli schermi con un potentissimo battage pubblicitario senza precedenti, uno dei rari casi in cui molti critici e spettatori si trovano perfettamente d’accordo sulle innumerevoli chiavi di lettura, e la gigantesca e dolorosa impersonificazione da parte del magistrale Joaquin Phoenix del clown di Gotham City.

Siamo nel 1981, e la città ricorda fortemente la New York dei film di Martin Scorsese (in una prima fase di produzione, era accreditato fra i produttori esecutivi, e probabilmente anche per dirigerlo), tra cui “Taxi Driver”, “Re per una notte” e “Fuori Orario”, con alcuni sprazzi del Kubrick di “Arancia Meccanica”.

L’obiettivo del regista Todd Phillips, non è stato tanto quello di raccontare la genesi del supercriminale di Gotham, non una origin story come la trilogia di Christopher Nolan, ma una storia indipendente, uno stand alone, basato in parte sulla graphic novel “Killing Joke” di Alan Moore.

Arthur Fleck (Joaquin Phoenix, mancata Coppa Volpi a Venezia, e si spera, probabile Premio Oscar), è un uomo che cerca di sbarcare il lunario con il suo lavoro occasionale di clown per intrattenere bambini, cercando di divertire con una faccina felice, occupandosi anche di sua madre malata Penny (Frances Conroy), ex cameriera della facoltosa famiglia Wayne.

E’ affetto da un disturbo neurologico, che lo fa esplodere in fragorose risate nei momenti più stressanti (e meno opportuni), e ciò lo rende un facile bersaglio da bullizzare, soprattutto in questa caotica metropoli afflitta da criminalità e disagi, causati dalla cronica spazzatura e i topi (inquietante parallelo con la Roma contemporanea).

La sua parabola discendente comincia dopo l’ennesimo sopruso subìto, che darà il via ad un’escalation di eventi, portandolo a presenziare allo show televisivo di Murray Franklyn (un altrettanto straordinario Robert De Niro, in un ruolo a parti invertite con quello di Jerry Lewis in “Re per una notte”).

Il sapore vintage della pellicola (con il logo della Warner Bros in pieno stile anni Settanta/Ottanta) è il punto di forza di questa formidabile e dolorosa (in alcuni tratti anche commovente) interpretazione da parte di Phoenix, che straccia gli strabordanti cinecomics molto spesso ridotti a baracconata per soli fini commerciali (è emblematica la critica fatta dallo stesso Martin Scorsese sui film Marvel, a suo dire senz’anima).

In questo senso, Todd Phillips (noto per “Una notte da leoni”), forte del premio veneziano in tasca, riscrive le regole del genere, dando nuovo lustro (e soprattutto un nuovo punto di vista) al clown di Gotham (eccezionale nella rappresentazione come quella di Heath Ledger in “Il cavaliere oscuro), soprattutto dopo il pasticciaccio di Jared Leto in “Suicide Squad”.

Di “Joker” sentiremo parlare ancora per parecchio tempo, soprattutto per il suo continuo macinare incassi ai botteghini di tutto il mondo (Italia inclusa), e per essere entrato nella Top Ten dei film più belli della storia del cinema sul sito IMDB, a dispetto di molti critici americani e membri dell’Academy, che per dispetto lo bollano come film “pericoloso”.

Joker non è solo Phoenix, ma può rappresentare tutti noi nel bene e nel male della società odierna; i detrattori a prescindere se ne facciano una ragione.

a cura di Francesco Maggiore

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