sabato, Aprile 20Settimanale a cura di Valeria Sorli

Emanuela Tittocchia: Sono “viva” grazie al teatro

«Studio, volontà e disciplina sono le regole principali per diventare delle serie professioniste in ogni settore». Sono le parole di Emanuela Tittocchia, attrice e conduttrice, che da sempre ha avuto una spiccata propensione per la recitazione e il teatro. Da piccola, infatti, si divertiva a guardare i personaggi televisivi più noti, fantasticando sul suo futuro di una proficua carriera sul grande schermo. Laureata in Architettura presso il Politecnico di Torino, sua città natale, frequenta senza esitazioni, e contro il volere dei genitori, una scuola di recitazione. Dopo la classica gavetta, dove partecipa e presenta numerosi eventi nelle televisioni private locali, finalmente arriva il successo. Recita in “CentoVetrine”, la fiction molto seguita dagli italiani, in onda per 15 stagioni sulle reti Mediaset, e poi “Un posto al sole”, “Non smettere di sognare” e tanto altro. Da molti anni è opinionista nelle varie trasmissioni TV quali: “Mattino 5” e “Pomeriggio 5” e spesso ospite a “Forum”. Ha appena terminato di condurre tutti i giorni su Alice TV il programma “Il Boss delle Pizze”, ottenendo grande consensi.

Una bella soddisfazione “Il Boss delle Pizze”…

Mi sento un po’ stanca ma felice perché sono appena tornata dalla Sicilia, precisamente da Agrigento dove si è svolta la tappa de Il Boss delle Pizze in tour. Abbiamo terminato l’ultima puntata della trasmissione che è andata in onda per un mese e mezzo su Alice con Luciano Carciotto, il campione del mondo delle pizze, e adesso ci stanno contattando per andare nei ristoranti e nelle pizzerie. Ho scoperto un universo nuovo e creativo, un lavoro fatto di ingegno nella stesura, nella preparazione del tipo di impasto, nella lievitazione, ecc. Tra i numerosi candidati, se ne sono qualificati solamente tre; nei prossimi 1-2 tour scopriremo il vincitore che andrà a Las Vegas, il campionato più importante al mondo!

Parliamo delle tue origini: sei piemontese, attualmente dove vivi?

Vivo a Roma da 18 anni, sono nata a Torino, ma mia mamma è toscana e mio papà è umbro. Purtroppo è una città chiusa, con la quale sono in conflitto, anche se ho studiato al Politecnico, ed ho frequentato la scuola di teatro. La mentalità dei piemontesi era provinciale, per cui impazzivo con questa chiusura di prospettive e non vedevo l’ora di andarmene. Inoltre, nel mio lavoro non mi supporta, non mi sento  a casa quando torno alle mie origini. Conduco eventi in tutta Italia, da Milano a Napoli, dove la gente mi ama e mi apprezza. A Torino non mi hanno mai chiamata. Sono arrabbiata con questa città, le riviste locali non mi considerano e pubblicano sempre gli stessi personaggi; questo mi dispiace perché è il luogo in cui sono nata.

Hai rivelato di aver sofferto di anoressia intorno ai 19 anni e che gli studi teatrali ti avrebbero salvata dalla depressione.

Riesci a darti una spiegazione?

I motivi li posso ipotizzare. Da piccola ero cicciottella e quindi i miei compagni mi prendevano in giro, mi sono sempre sentita insicura. Mia mamma aveva una latteria e io mangiavo di tutto dai 13 ai 15 anni; dopodiché ho iniziato a fare delle diete, ma da quelle diete toglievo sempre qualcosa. Infine non mangiavo più niente. Frequentavo l’università, al pomeriggio andavo alla scuola di teatro e di notte studiavo, ma dopo sei mesi sono svenuta – e lì – mi sono spaventata. Nella mia mente è scaturito un pensiero fisso: non mi preoccupava tanto la paura di morire, quanto l’idea di introdurre del cibo nel mio corpo.

Quando hai iniziato a riprenderti?

C’è stato un episodio che ha segnato una svolta. Ero a letto, ad un certo punto mi è arrivata una telefonata dalla direttrice della scuola di teatro, una donna molto preparata ma altrettanto severa, per comunicarmi che, a causa delle mie assenze, non mi avrebbero più ripreso – ero all’inizio del secondo anno –. In quel momento ho visto la luce, stiamo parlando del 1990, quando la parola anoressia non esisteva, nessuno capiva cosa avessi, se mi portavano in ospedale, al massimo mi facevano una flebo e mi riportavano a casa.

I miei genitori volevano che facessi l’architetto, quindi non mi hanno mai sostenuta per la recitazione. Nel momento in cui mia mamma – pur non essendo una donna molto intraprendente – ha preso tre pullman per andare alla scuola di teatro e parlare con l’insegnante pregandola di riprendermi, ho capito che dovevo tornare a vivere. Il teatro mi ha salvato la vita. Sono ancora vigile e se qualcosa va male tendo a incolpare me stessa. 

Cosa ricordi della tua relazione con Fabio Testi?

Avevo 10 anni in meno e ho gestito il rapporto di pancia, mentre lui era molto più grande di me, direi di un’altra generazione. Non mi ascoltava, aveva le sue idee e poi era troppo donnaiolo. Alla base di un rapporto solido ci vuole il rispetto reciproco, se viene a mancare, si creano delle incomprensioni che possono risultare fatali. Anche con Biagio D’anelli, questo ragazzo con cui ho avuto una breve storia, è successo qualcosa di simile, infatti è mancata la comunicazione o forse si sono dette solo delle mezze verità.

Qual è la parte del tuo corpo che ti piace di più?

Mi piacciono le gambe, il viso, gli occhi, è stato un percorso lunghissimo arrivare a dire ‘mi piaccio’ perché sono sempre stata una donna insicura e gli uomini mi hanno trasmesso la loro insicurezza senza valorizzarmi. Ora mi valorizzo da sola. Sono contenta di come sono, mi poteva andare peggio!

Chi è il tuo idolo del passato?

Monica Vitti, la amo follemente, sapeva essere comica, drammatica, insomma un’attrice straordinaria. Ho fatto uno spettacolo dedicato a lei tratto dal suo libro “Sette sottane”, una sua autobiografia scritta nel 1993 quando non era ancora stata colpita dalla malattia; queste parole “a mio malgrado ho deciso di dimenticare”, si riveleranno profetiche per l’attrice.

Hai un sogno nel cassetto?

Sicuramente Sanremo, Claudio Baglioni è anche un amico, chissà… poi vorrei avere un uomo accanto con cui trascorrere del tempo insieme e passare dei bei momenti; insomma uno che non mi stressi…

Chi è la gente che piace?

E’ la gente simpatica, positiva, perbene, onesta, quella che manda avanti il mondo.

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