giovedì, Aprile 25Settimanale a cura di Valeria Sorli

Alviero Martini, stile e stilisti

C’è un gran differenza tra stile e moda: la moda passa, talvolta dura una stagione, a volte qualche anno, ma proprio perché è moda deve rigenerarsi velocemente, oggi più che mai, perdendo spesso le  logiche di raffinatezza, buon gusto, e proponendo talvolta “modi” di vestirsi così eccentrici, così esasperati, così stravaganti che diventa non fruibile da tutti (anche se in molti ci cascano). La moda creano proseliti, e fa incassare ai creatori e alle aziende lauti guadagni, c’è poi chi è particolarmente astuto e sa farlo durare a lungo, ma in moltissimi casi dopo un anno, due massimo, non si sente più parlare di quel marchio o nome. La moda sforna prodotti, seguendo le richieste del consumatore, che detta stile, prezzi e consegne, insomma la moda è una straordinaria macchina da guerra che può diventare così potente da influenzare masse intere con politiche di prezzo, di lavaggi di cervello con messaggi pubblicitari (spesso ingannevoli) e come tale va rispettata, ma talvolta è bene non esserne vittima, ma far prevalere la propria personalità. Ben diverso è il mondo dello stile, parente della moda, ma con necessità e priorità molto diverse. Pur restando di fondo l’interesse comune, ovvero il business, lo stile cerca di imporsi creando un concept che duri ne tempo, dei prodotti basati sulla qualità e cercando di fidelizzare la Clientela a quella tendenza  che il brand propone. Stilista, nell’etimologia di vari vocabolari o fonti di informazione, significa letteralmente “chi cerca con particolare cura, di conseguire raffinati e originali risultati espressivi, creando della propria idea uno stile che perduri nel tempo”, e aggiungo , che sia riconoscibile,  riconducibile anche dopo decenni, a volte anche secoli. 

Dunque il distinguo è molto evidente e qui non stiamo a valutare  se è meglio l’uno o l’altro, ma a distinguere i lavori che rispettivamente fanno. Lo stilista di moda, corre appresso alle ultime tendenze, lo stilista di stile, rifugge tutto ciò che è moda, anzi cerca il contrario, magari poi inserendo in collezione una piccola “capsule”, come si usa dire oggi, di primo prezzo, per rendere accessibile al suo marchio anche quelle Clienti che altrimenti per ragioni economiche non si avvicinerebbero mai. 

La storia della moda non è argomento di questo articolo, tuttavia non dimentichiamo che la “Creazione” ci ha consegnato Adamo ed Eva nudi, spogli, e peccatori. Ma immediatamente la “moda” li ha vestiti di una foglia di fico e dalla loro prole in poi, sono apparsi panni, rudimentali sacchi di Juta, e nelle varie epoche capaci artigiani hanno forgiato corazze x i romani, delicate mani hanno coperto le vestali, e l’excursus storico ci porterebbe fuori strada, mentre qui voglio soffermarmi sulle stile. Va detto che dal ‘500 in poi, laboratori specializzati vestivano Sovrani e alta borghesia, le tessiture, in particolare quelle italiane sfornavano broccati, pizzi e merletti, sete e damaschi, che venivano esportate in tutto il mondo e ogni secolo ha usufruito della nostra meravigliosa produzione, il ‘600, il ‘700, l’’800, fino al secolo scorso quando sono comparse le sartorie con il nome della proprietaria-o, diventate poi maison, e che hanno generato lo stile, quello che ancora oggi viene riconosciuto, a differenza di alcune mode dimenticate in poco tempo, e torno a ripetere, non è una questione di migliori o peggiori, ma una questioni di … stile.  Nel ‘40 in Francia Jeanne Lanvin apriva bottega, come Vionnet (oggi rivitalizzato da Marzotto), Madame Coco Chanel fece scalpore con  tubino e le giacche di tweed rubate al guardaroba maschile, come il pantalone, e in Italia,  Elsa Schiaparelli, la pima a mettere in vista la zip, le sorelle Fontana, Fernanda  Gattinoni, Lancetti, Valentino, Dior, Roberta di Camerino, Biki, Shubert, Guccio Gucci, Emilio Pucci e Elsa Peretti con i suoi fantastici gioielli, disegnati per Tiffany,   e tanti altri che trovate nelle fotografie, nelle quale sono incluso anch’io, non certo per presunzione, ma non si può negare che con il mio concept delle carte geo appartiene proprio a quel caso di qualcuno che ha creato uno stile, che prosegue ora con  i timbriALV. Ovviamente non ho incluso, ma lo farò in un prossimo articolo tutta la generazione intorno al 2000, da Tom Ford a Stella McCartney e molti altri ai quali dedicherò il dovuto spazio, sempre che abbiamo lasciato tracce, segni indelebili, marchiature così significanti da appartenere alla schiera di “stilisti” e non solo disegnatori di moda, seppur importanti. 

Ma torniamo al nostro tabellone, e non possiamo non acclamare Paco Rabanne, che in Francia negli anni 80 vestiva le donne con piastrine di metallo, Pierre Cardin, che oltre alle geometriche forme avveneristiche, diventata il primo stilista a firmare licenze, e ne aveva collezionato oltre 100!Courreges sfonda con l’optical, Kenzo disegna una dolcissima  femminilità negli anni ‘80, Sonya Rykyel e la sua affasciante maglieria, Betsy Johnson in America colorava tutte le star con i suoi variopinti look, in contrasto con la regina del nero, Donna Karan, o la principessa del  bon tonCarolina Herrera. Una nota particolare va a Mary Quant, mai abbastanza celebrata, che negli anni 70, nel pieno degli anni dei figli dei fiori, con la sua rivoluzione stilistica  svestiva le donne con la minigonna, e le rivestiva con maxi capotti, Ralph Lauren, che emigrando dalla Polonia, dava agli americani buon gusto e identità nel vestirsi, nell’arredare le case, proponendo un life style totale.Yves  Saint Laurent ha ridisegnato i confini dello stile con anni di attività sublime, 

Dall’Inghilterra un’altra regina si accaparra una intera generazione di punk; lei è Vivienne Westwood.

A  Milano Krizia imperava con disegni animalier, ma era lei l’inventrice della manica a “trombetta”, un taglio speciale che consentiva il montaggio della manica rendendo un capo più aggraziato, Romeo Gigli ha incantato gli anni ’90 con un romanticismo storico, Roberto Capucci, geniale ideatore di capi con sovrapposizioni impensabili, ma cosi armoniche! I Missoni, con la loro maglieria unica al mondo, Miuccia Prada, che con i suoi marchi ha disegnato una nuova donna, a volte austera a volte così singolare da essere apprezzata i tutto il mondo. Gianni Versace si è impossessato del barocco e ne ha fatto uno stile della maison, Armani veste uomini e donne dal casual al formale con un suo stile inconfondibile, Gianfranco Ferrè ha architettato la moda per anni, Cavalli, da produttore di jeans toscano, irrompe improvvisamente sulla scena con disegni ancora una volta animalier, rivisitati anche da Dolce e Gabbana, che però fedeli alla Sicilia, si sono cuciti addosso  una iconografia da cartolina.Anna Molinari ha inventato una donna romantica ma contemporanea, con delicate stampe floreali, sovrapponendo anziché la classica giacca,  un semplice golfino di cachemire con polsi di visone,Alberta Ferretti e la sua sobria leggerezza, eleganza pura. Jean Paul Gaultier, famoso per i suoi pullover mariner a righe bianche e blu, ma infiniti sono i suoi straordinari interventi sul tulle stampato, e mille altre creazioni, trovando in Madonna la sua icona ideale. Jean Claude Montanà, e le sue spalle  imbottite anni ’80, e il geniale, scomparso troppo presto, Franco Moschino, che ha fatto della anti-moda la sua moda, e che dire di Yamamoto?… semplicemente straordinario, come Vera Wang, o eccentrica  come la belga Anne de Meulemeester, o rigorosa coma Jil SanderNino Cerruti ha vestito in particolare gli uomini con un nuovo gusto, ma non possiamo non dedicare un caloroso applauso a Salvatore Ferragamo che ha incantato tute le dive del mondo con le sue calzature, come fa Elie Saab da Beirut con la sua alta moda. Oggi tuttavia,  il re incontrastato e lui,Karl Lagerfel, geniale stilista, che sa distribuire ad ogni griffe che disegna, una differente interpretazione, senza mai riciclarsi, Bravo! 

Ma io sono affezionato ad una famiglia così elegante e distinta che hanno fatto del loro disegno, il cachemire, tutto un mondo di atmosfere paisley, e sono fiero dell’amicizia che mi lega a Kean, il responsabile dello stile della casa,  e a tutto il folto gruppo. 

“Più importante della moda è lo stile, più prezioso dello stile… un sorriso”. Questo è un mio aforisma che ho pensato da ragazzo, quando cercavo quel qualcosa di unico, ma innanzi a tutto imponevo un modo di porsi, spesso semplicemente con un sorriso. Quando divenni noto come stilista, lo usai in varie occasioni, e venne notato anche dalla commissione ONU quando ricevetti il premio “Time for Peace”, che mi fu consegnato alla Carnegie Hall di New York con Kofi Annan Presidente della commissione.

Stile dunque, in ogni situazione. 

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