sabato, Aprile 20Settimanale a cura di Valeria Sorli

Alviero Martini: Saint Tropez

 

Nel 991, dopo il successo incredibile, in America, e con l’apertura di boutique a Seoul, Tokyo e  Hong Kong, due imprenditori hawaiani decidono di aprire un mega store, su kalakaua Avenue, la strada principale dello shopping nell’isola Oahu, che ha per capitale Honolulu. Corro per l’apertura, e resto affascinato dalla bellezza dell’isola, spesso giudicata “turistica” nel senso dispregiativo. E’ vero, è turistica, ma a parte quei due chilometri di centri commerciali e boutique del lusso, giro l’isola in lungo e in largo e la bellezza della natura selvaggia con le foreste tropicali, i geyser che costeggiano tuta la costa del Pacifico, le meravigliose spiagge, il surf praticato da tutti, le piantagioni di ananas, i meravigliosi ristoranti e la vicinanza con le altre 6 isole minori (anche se Big Island con il vulcano attivo è la più grande per estensione), decido che tornerò ben presto a visitare i miei partner, e tornando in Italia, ci confrontiamo con i mio team, e decidiamo di dover far fronte a questo fenomeno di vendite all’ estero presentandoci ora al mercato europeo. Cominciamo a cercare location in Italia, non ancora in grandi città , ma Capri per esempio, poiché i nostri Clienti sono internazionali, a Cortina, a Taormina, insomma in quei luoghi che eravamo certi transitassero molti dei nostri Americani, Giapponesi, o Coreani, per dar loro la certezza che non è solo un fenomeno estero, ma, seppure nessuno ci filava in Italia, per lo meno vedere che eravamo presenti anche nel nostro Paese. I prezzi esorbitanti delle richieste e la lunghezza della burocrazia (non è una novità) ci indussero a considerare Saint Tropez, località nel sud della Francia, forse ancora più internazionale delle nostre citate. Parto per S. Tropez, in due giorni trovo una location in rue Seillon conosco la proprietaria, Sophie, di origini italiane, all’epoca regina anche di una delle discoteche più in voga nel villaggio modaiolo, e oltre alla simpatia nata immediatamente, lei mi manderà tutti i Clienti della BOITE, ai quali praticherò un piccolo sconto e io, per contro, ogni qualvolta sarò a S. Tropez avrò un tavolo riservato per i miei ospiti, insomma un do ut des proficuo per entrambi. La burocrazia?  Presentai domanda  al comune e in 5 giorni ricevetti la licenza per l’apertura che avvenne sotto Pasqua del 92. Presi una modella amica, la vestii come una turista sperduta in città, e con un carrello da aeroporto, zeppo di valige e borse, con altre in mano e zainetto in spalla, Emma mi portò clienti per l’apertura, con annesso cocktail, e così anche l’Europa aveva un riferimento dove trovarci. Oltretutto aggiungere quella località sulle brochure dava un certo tono. In effetti la boutique fu’ molto apprezzata, e nonostante il protezionismo dei francesi, trattandosi di un prodotto così singolare, trovai addirittura solidarietà e molti di loro mi mandavano clienti a vedere qualcosa di nuovo nel loro amato villaggio. L’attività durò per 5 anni in quella stradina, ma poi venne il momento di posizionarci nella strada principale, rue Allard, dove chiunque era costretto a passarci, e infatti fu’ una scelta giusta, pur restando fedele a Sophie, che anzi, aveva aperto un altro locale a 200 metri dalla mia nuova location. Furono anni di intensa attività di pubbliche  relazioni, parallele a quelle americane e nel resto del mondo, così decisi di “mettere sù casa” anche in Provenza. Proprio in collina c’era un  palazzo disegnato e costruito dal grande Henri Pingusson, collaboratore di Le Corbusier originariamente pensato per un grande albergo sul porto, ma era talmente avanguardistico, nella terra delle casette con persiane di legno e tendine a quadretti bianche e rosse, che la giunta comunale del 1928, anno in cui fu commissionato “Latitude 43”, terminato nel ‘36,  si oppose a edificarlo sul porto e non potendo sciogliere il vincolo con il famoso architetto, lo relegarono in collina, sperando che lo vedessero in pochi (la cecità dei politici vale per tutto il mondo): era un edificio costruito come una nave con poppa e prua, un entrata ampissima, una grande consierge, e 7 piani, con corridoi lunghissimi, finestre ad oblò, pronto ad ospitare 90 camere, una mega costruzione, che negli anni si dotò di piscina privata, giardini pensili, un accesso privato con tanto di codice per accedervi e lì trascorsi i migliori anni della mia vita tropezienne. Il posto era meraviglioso, e in più data la scarsa considerazione dei francesi che lo definivano “ospedale” riuscii ad acquistarlo a poco prezzo . Il mio appartamento aveva anche il pontile, una terrazza meravigliosa a più livelli, e nel mio soggiorno, scoprii che durante la guerra il Generale Patch ne aveva fatto il quartier generale per la straordinaria vista che aveva sul Golfo, senza essere troppo esposto.  Si disponeva su due livelli: ingresso, cucina,  sopra le camere, e il soggiorno, infine su altri 3 livelli la terrazza. Diventò il mio quartier generale e non ci fu’ vip che non vi passò almeno un weekend, così come tutti gli amici ai quali avevo dato le chiavi e potevano frequentarlo anche in mia assenza… Elsa Martinelli, Dalila di Lazzaro, Daniela Santanchè, Roland Petit, Zizi Jeanmaire, e molti altri musicisti, attori, scrittori, si dedicavano un week end o anche una settimana nella mia splendida casa. Richàrd, il maggiordomo, si occupava di tutto quanto necessitasse la casa, e i miei amici Vincenzo e Paolo, ogni week end arrivavano con ogni sorta di cibarie, avendo una attività di ristorazione. Il Compleanno di Linda Evangelista, il premio vinto da una attrice, ogni occasione era buona per soggiornare in quel paradiso di quiete, e a poco a poco anche i francesi varcavano l’uscio, rivalutando  l’immobile, che a breve si affollò di francesi stessi. Era davvero un posto così  singolare che se ne accorsero anche le belle arti e nel 2000 lo decretarono monumento storico, e lì cominciarono i guai: tasse sempre più alte, controlli esasperanti, e manutenzione eccessiva, poiché ora era aperto alle visite: pensate al visionario Pingusson , che si doveva rivoltare nella tomba, e dovette aspettare 70 anni per vedere una sua opera valutata come meritava.

Alla vita di Latitude 43, parallelamente svolgevo l’attività stagionale che ogni anno si accorciava sempre di più e da Pasqua a ottobre iniziali, ora si era costretti comunque ad aprire, ma il vero lavoro era luglio e parte di agosto: la crisi e i costi altissimi di ogni tipo di servizio era diventata ad appannaggio di russi o arabi, che si erano impadroniti delle spiagge, dei locali, ed  erano loro che ormeggiavano i loro yatch nel porticciolo, manna caduta dal cielo, e lasciare ad  alcune attività Euro a 6 zeri, in champagne, ostriche, party privati, che di fatto arricchivano il gestore, ma lasciavano fuori i turisti di sempre. Lasciai per sempre quel mondo che non mi piaceva più nel 2005, vendetti casa, e chiusi la boutique, ormai troppo cara la gestione per così poco tempo di attività. Una curiosità, esiste davvero il Santo, che era  pisano, chiamato Torpezio, nel 1° secolo D.C., martire per decapitazione e la sua testa fu gettata in mare e arrivò sulle spiagge della località marina che lo presero come simbolo dando il nome alla cittadina di Saint Tropez.

Oggi Saint Tropez ha mantenuto il suo status, anzi è sempre più quotata, con prezzi da capogiro sia per la compravendita di immobili, sia per presenze di bei negozi super qualificati, ma non mi piace più la folla che la frequenta.

Coì ho chiuso in una valigia 15 anni di vita, vissuta intensamente, grandi feste  e  meravigliose compagnie, incontri straordinari, compresa Brigitte Bardot, simbolo della cittadina, ma come ogni cosa, quando cambia in peggio, o in un modo che non appartiene al tuo stile di vita, preferisco mantenere il ricordo…Non sono mai più tornato e non mi manca per nulla, ebbro dei miei anni vissuti in allegria, tra gente conviviale, lontano dall’arroganza dei “nouveaux riches” .

E’ il mio modo di amare, intenso finché corrisposto, pronto a chiudere porte definitivamente e ad aprirne di nuove. Senza rimpianti, rammarico, e nostalgia. Ogni cosa ha il suo tempo, e quel tempo è stato fantastico.

Nuovi luoghi, nuovi destini, nuove avventure ci aspettano, PRONTI PER PARTIRE SEMPRE, PER NUOVE ESPERIENZE!!!!

 

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